Reinserirsi a 50 anni

Un ospite di casa Ozanam fa l'inventario del guardaroba

Lo chiamano il becamòrt (il becchino), non perché incontrarlo porti sventura ma perché questo è il suo mestée (mestiere). E’ sempre vestito di tutto punto, mai una sgualcitura sui suoi abiti, nessuna imperfezione.

Porta gli occhiali da vista, giacca e maglione anche d’estate. La sua capigliatura è sempre in ordine e la barba sempre fatta.

Il becamòrt parla il dialetto comasco, meno di frequente l’italiano. E’ nato ad Appiano Gentile negli anni 50 e a Rebbio, nella casa che condivideva con la mamma e il fratello ha passato buona parte della sua vita. Non ha frequentato la scuola e questo è il motivo per cui non conosce bene l’italiano. Le esigenze delle famiglie numerose di allora erano diverse da quelle di oggi: i figli una forza lavoro e “portare a casa la pagnotta” era necessario per contribuire all’economia della famiglia.

Ha iniziato a lavorare come giardiniere, poi come operatore per un’impresa locale di pulizie, come manovale e infine come becchino nella vicina Varese.  Mai però nella sua vita, anche a causa dell’aggravarsi della sue condizioni psico-fisiche e nonostante il sostegno della famiglia ed in particolare della sorella, è riuscito a garantirsi una vera e propria stabilità. Il suo rapporto con il lavoro è stato molto discontinuo e capitava che dopo una sola settimana lasciasse il lavoro. Inesorabilmente si è trovato nell’impossibilità di provvedere a se stesso e così una volta perso l’ultimo impiego, su segnalazione del comune di Appiano Gentile, dal 2006 è stato accolto alla Casa Ozanam.

Il becamòrt in questi anni (forse anche a causa dell’immobilità dell’Associazione) ha sempre cercato di conservare la sua indipendenza e la volontà di fare quello che è il suo mestiere. Per questo motivo la sua presenza all’interno della struttura non è stata sempre costante. Capitava spesso di non vederlo per intere settimane e quando al suo ritorno si presentava con giornali di arte funeraria e intavolava discorsi su bare e fiori, tutti capivano il vero motivo della sua assenza.

L’ Associazione Piccola Casa Federico Ozanam, conosciuta dai comaschi principalmente per il suo dormitorio di Via Napoleona (ora gestito da Caritas) ma che in pochi conoscono per la sua casa di Accoglienza in Via Cosenz, negli ultimi anni ha cambiato il suo volto e introdotto nuovi servizi che prevedono l’accompagnamento all’autonomia dei suoi ospiti.

Proprio questa trasformazione dell’Associazione ha coinvolto anche il becamòrt che da Ottobre 2015 è stato destinato ad un progetto che prevede l’accompagnamento verso l’autonomia abitativa tramite l’ Housing sociale. E’ stato introdotto nella realtà dell’appartamento protetto del Piccolo Tetto Ozanam e gli educatori, l’Assistente sociale che compongono l’equipe di questa nuova realtà lo sostengono e coinvolgono nella vita dell’Associazione. Da quello che ormai è un lontano Ottobre le cose sono cambiate. Si occupa del guardaroba dell’Associazione e non manca più all’appello di Casa Ozanam.

Non ha mai accantonato il sogno di poter tornare a fare il suo mestiere e in questi mesi di progressi  ne ha fatto uno ulteriore. Da Settembre 2016 ha iniziato a frequentare la scuola serale per ottenere la licenza media. La vita del becamòrt sembra indirizzarsi verso una nuova stabilità e anche nel suo sguardo si può intravedere la ritrovata speranza per il futuro, che immagina a fianco di una donna e della sua famiglia.

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